Le etichette "ma perchè?". Cioccolato fondente vegano - Scienza in cucina - Blog - Le Scienze

2022-05-28 09:00:27 By : Ms. Ning Yang

Noi siamo quello che non mangiamo, modificando un po’ ciò che diceva il filosofo Ludwig Feuerbach.

Negli ultimi anni i regimi alimentari fai da te, non a scopo medico, che si distinguono per l’eliminazione di una classe di ingredienti è esplosa. Alla tradizionale dieta vegetariana in cui si evita di consumare carne e pesce, ma sono permessi alcuni alimenti di origine animale come uova e latte, si sono aggiunte molti altri “mangio senza”, molto spesso in contrapposizione le une con le altre. No lattosio, no carbs, paleo, gluten free, no ogm, no olio di palma, crudismo, no additivi, no cibi raffinati, vegan, no grani moderni e così via.

Chi segue molto strettamente i dettami di questa o quella prescrizione diventa spesso parte di un gruppo socialmente ben definito, che contribuisce all’identità di sé, rinforzando la giustezza della propria scelta. Ecco quindi che, appunto, siamo quello che non mangiamo.

Quando si creano gruppi di consumatori ben definiti è solo questione di tempo perché il marketing aggiusti il tiro per cercare di raggiungerli, giocando proprio sulla loro identità.

La tribù del “no raffinato” e "no cibi bianchi" non vuole la farina 00 e lo zucchero bianco? Non c’è problema: pronti per loro c’è la farina di farro, con la sua romantica immagine preindustriale, e lo zucchero mascobado o magari il miele.

Un croissant di farina di farro farcito di miele è “più sano” di uno fatto con il grano tenero e la marmellata? No di certo, l’importante però è la “salubrità percepita” ma soprattutto il riconoscere quell’alimento come adatto alla propria prescrizione gastronomica, che a volte sfocia in una vera e propria gastroreligione.

Oggi mentre facevo la spesa ho visto un prodotto che mi ha incuriosito. Del cioccolato fondente vegano.

Come sapete i vegani cercano di non consumare prodotti animali di alcun tipo. Quindi niente formaggi o uova, ovviamente, ma anche niente vino trattato con albumina, o liquori e aperitivi di colore rosso se il colorante è l'E120, derivato dalla cocciniglia, un insetto. Alcuni lo fanno per motivi etici, altri perché pensano che questo tipo di alimentazione sia “più salutare”, altri ancora perché “è di moda”. Fatto sta che da un po’ di tempo i cibi “veg” sono diventati comuni sugli scaffali dei supermercati. E con cibi “veg” non intendo ovviamente quelli che sono “naturalmente” privi di prodotti animali: gli spaghetti al pomodoro o aglio olio e peperoncino sono banalmente veg (certo non li dovete spolverare di parmigiano). Sto parlando di cibi che normalmente avrebbero degli ingredienti di origine animale, per esempio il burro o la carne, e che vengono sostituiti in qualche modo con prodotti vegetali. La soia testurizzata al posto della carne,  la margarina (che però spesso non viene chiamata così perché il nome non ha più molto appeal) invece del burro e così via. Questi cibi ovviamente segnalano sulla convezione di essere adatti ai vegani. Ma veniamo al cioccolato.

Il cioccolato fondente, a differenza di quello al latte, è normalmente prodotto con zucchero, cacao, burro di cacao, opzionalmente po’ di lecitina di soia, e aromi. Punto. È “naturalmente” e banalmente vegan. Come una mela. Tanto è vero che la mousse di cioccolato fondente e acqua che ho presentato molti anni fa è ormai diventata nota anche come “mousse di cioccolato vegana”. A nessuno verrebbe in mente di mettere l’etichetta “vegan” su una mela.

A quanto pare però non tutti sanno di cosa è composto il cioccolato fondente, che a differenza di quello al latte non contiene derivati animali, e quindi l’etichetta “vegan” può servire a far percepire quel prodotto come adatto alla propria tribù gastronomica. C’è qualche cosa di male in questo? Dopo tutto non dice il falso.

Però a me suona comunque falsa, come una mela con l’adesivo “vegan”, o una bevanda gassata “senza colesterolo”. E questo segnale di riconoscimento per la tribù viene fatto pagare: 100 g (la tavoletta è da 50 g, la metà delle solite) scontati costano 2,78 euro, pur avendo solo il 58% di cacao.

Il cacao è materia prima pregiata e solitamente più è alta la percentuale di cacao, e si riduce quella dello zucchero, e più costa, a parità di altri fattori. Lo vedete anche dal colore: il cioccolato sotto, senza etichetta vegana ma altrettanto completamente vegetale, è al 70% (con quindi il 30% di zucchero) ed è molto più scuro del cioccolato vegano al 58% di cacao.

L’informazione si paga, sostiene qualcuno. Dopo tutto non siamo nell’information age? Quindi forse si paga la sicurezza che sia veramente vegano. Ecco, questa tavoletta è il simbolo del “non contiene”: senza glutine, no olio di palma, vegan, "fatto in Italia" e persino bio.

Peccato che se giriamo la confezione e leggiamo gli ingredienti, troviamo in grassetto “può contenere tracce di latte” . Un avviso comune per segnalare la possibile contaminazione da allergeni quando nello stabilimento di produzione se ne fa uso per altri prodotti ma che mai come in questo caso sembra accompagnato da un ghigno beffardo.

Questo è invece un normale cioccolato al 75% di cacao, senza etichetta veg

Abituatevi a leggere gli ingredienti dei cibi che acquistate!

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In effetti, feci il cignale dolce-forte una volta sola, l'anno in cui svernai in Jamaica per la seconda volta, per cui sono ormai dodici autunni fa. Avevo chiuso l'annata ispettiva fra piacentino e parmense, e un paio dei controllati erano cinghialari con i freezer a pozzetto pieni di tranci di carne del selvatico suino ansiosi di smaltirne qualche chilo. Tornai a Bologna che ne avevo tre, di lì a dieci giorni dovevo prendere l'aereo, quindi le parti ancora congelatele risurgelai, con le altre mi sbizzarrii. Penso di aver seguito pedissequamente le istruzioni del buon Pellegrino, nell'intingolarmi col cignale dolce-forte, quindi avrò usato sì il cacao amaro in polvere, e le altre sue brave spezie. Se nella quantità indicata non ricordo, se con lo stesso risultato non lo so. Era bbono però, questo lo posso dire. Comunque, nei prossimi giorni ho organizzato una cena con vecchi colleghi a base di lepre. Li ho informati prima però...;)

La scorsa settimana al supermercato ho letto l'etichetta di tre cioccolati fondenti delle marche più note. Tutti e tre riportavano gli stessi identici ingredienti dell'etichetta fotografata dall'autore del blog. E in tutto quanto ci avrò messo? 10 secondi per tutti e tre?

in un supermercato biologico, non mi sembra a Roma faccio spesso su e giù e mi dimentico..., ad ogni scaffalatura stanno appese diverse lenti di ingrandimento. Entrando sembra di infilarsi in un quadro alla Magritte, tra risi e farine, pelati, fagioli e quinoa..., in piedi silenziosi, i clienti controllano le etichette. Seri, compunti, affaccendati nella ricerca della salute nel piatto, dell'ingrediente ostracizzato, della particella di allergene...

A me non sta simpaticissimo questo atteggiamento: però tant pis! (anche per me)

hai detto "quinoa" , ma potevi dire anche "tef".

Sai cos'ha combinato questa corsa a queste piante coltivate in nicchie di paesi molto poveri e che non possono seminare altro? Hanno fatto aumentare talmente i prezzi della materia prima che i produttori di quei paesi poveri preferiscono vendere i loro quinoa e tef all'esportazione e lasciare così sprovvista la collettività nazionale di un cibo base per loro.

Infatti, se guardi sulle etichette spesso vi è scritto che fanno parte del "commercio equo e solidale". Bella solidarietà non ti pare?

Mozart " Così fan tutte, scena VIII : "Desperina sola che frulla il cioccolatte"

" Che vita maledetta è il far la cameriera! da mattino alla sera si fa, si suda, si lavora e poi di tanto che si fa nulla è per noi! E' mezz'ora che sbatto, il cioccolato è fatto e a me tocca restare ad adorarlo a secca bocca?

(la meschinella non ha conosciuto il prof Bressanini che di sicuro le insegnava un metodo meno faticoso per preparare 'sta tazza di cioccolato)

Non è forse la mia, come la vostra, o garbate signore che a voi darsi l'essenza e a me l'odore?

Perbacco, voglio assaggiarlo! Come è buono!

(e si forbe la bocca)

Ciao Alberto, è più facile essere solidali con pochi ... di cui ti pare di conoscere la storia, la piccola azienda e anche il tipo di vita che ci rimanda ad un passato rurale che ancora ricordiamo ( forse un po' romanticamente!!!) ci fa sentire più "buoni" .... il "giusto" sta su un altro piano e il "vero" è diventato così complesso che non interessa più nessuno

della serie "ci provo" da L'italiana in Algeri"

Mustafà, bey di Algeri Elvira, moglie di Mustafa Isabella, l'italiana

Atto secondo - Scena seconda

Mustafà Amiche, andate a dire all'Italiana Che io sarò tra mezz'ora A ber seco il caffè!

Atto secondo - Scena quinta

Isabella Dunque a momenti Il Signor Mustafà mi favorisce A prendere il caffè? Quanto è grazioso Il Signor Mustafà. Ehi...Schiavo...Chi è di là?

Isabella Asinaccio, due volte Ti fai chiamar?...Caffè.

Elvira Se ho ben inteso Con voi da solo a sola Vuol prenderlo il Bey.

Isabella Da solo a sola?... E sua moglie mi fa tali ambasciate?

Isabella Andate...Andate... Arrossisco per voi.

Zeb, nella seconda metà degli anni ottanta, ero in vacanza in Puglia e si decise di andare a fare un giretto a Barletta (per vedere i posti della famosa disfida) e il mio supore fu tanto quando sul vetro di un negzio di alimentari vidi campeggiare un foglio con la scritta (in pennarello) "Non vendiamo il Cacao Meravigliao)

Finalmente un'etichetta! Ho però dei dubbi sul 50% di cacao, non so se siano sufficienti per definirlo fondente. Se venduto in Italia non dovrebbe avere un'etichetta in italiano? E l'etichetta italiana riporta cioccolato fondente o no?

veramente metti in tegame una timida lepre? magari pure una lepre marzolina

ma sei sicuro di saperla cucinare?

l'hai fatta frollare? e la fai in salmì? con la polenta? o alla toscanacon il Montepulciano

per il salmì che vino adoperi?

no! è troppo orribile ... nessun consiglio ti può essere dato, che peraltro non hai richiesto, mangiatela cogli amici bevici sopra e adieu

(cosa aspettarsi da un ispettore,forse postfrikketone, sì un merlo giamaicano, per fortuna che sembra siano in via d'estinzione in Giamaica, dico)

non vorrei sembrare monotono o che arrivi qualcun altro a darmi del maestrino dalla penna rossa ma ripeto che tu e Dario (anche io) ragioniamo nel nostro frame e continuiamo a pensare al cioccolato "fondente" come un cioccolato senza alcuna minima percentuale di latte, non c'è NESSUNA regola che stabilisce parametri per il "cioccolato fondente" ma solo il nostro uso, così come non esiste nessuna regola che definisce ad esempio la maionese, domani potrei chiamare maionese una salsa che contiene anche latte, ripeto l'ubi consistam (come dice xxx) della discussione è proprio questo, cosa mi aspetto se compro una maionese? Che contenga una percentuale, anche minima, di latte? Cosa mi aspetto se compro brodo di pollo? Che contenga glutine? Cosa mi aspetto se compro tonno sott'olio? Che contenga altri allergeni oltre al pesce? Questi "claims" non hanno una normativa specifica ma sono per così dire lasciati alla libera interpretazione, questa libera interpretazione finisce per generare confusione.

E' vero ma di fatto tutte le confezioni di cioccolato fondente vendute in Italia non hanno latte. E' un caso? Come mai nessuno ha mai usato il latte in piccole percentuali visto che la normativa lo consente? Sembrerebbe uno standard di fatto, curiosamente rispettato, almeno in Italia. A quanto pare in Germania no. Per questo mi chiedevo cosa avesse riportato l'importatore sull'etichetta italiana.

ma ti riferisci al cioccolato bitter tedesco di cui ho messo sopra il link?

se parli di quello io l'ho visto in un Supermercato italiano, ma non sono riuscito a fotografare il retro con gli ingredienti perchè c' erano una bebele di lingue (anche l'israeliano...) comunque se è quello, gli ingredienti riportati in italiano sono tradotti quelli che leggi sul sito tedesco

Pappardelle, icsicsics, pappardelle. Con un semplicissimo ragù a pezzettoni grossi, senza tante pippe aromatiche: soffritto classico, un buon bicchiere di sanzvais, pelati e brodo da aggiungere se si rapprende troppo. Ma sta in freezer pure quello: ho da svuotarlo un'altra volta, anche se la destinazione stavolta è la Puglia e non la Jamaica...

la normativa è europea quindi in tedesco o in italiano gli ingredienti non cambiano (non solo per il cioccolato ma per tutti i prodotti, a meno che non esistano normative specifiche nazionali, ad esempio la pasta in Italia può essere solo di grano duro, negli altri paesi no), Mario aveva postato questo

http://www.amazon.it/PERUGINA-Cioccolato-fondente-tavoletta-cioccolato/dp/B018W43YL2/ref=sr_1_13?ie=UTF8&qid=1461662876&sr=8-13&keywords=cioccolato+fondente

capisco che Perugina sia in mano svizzera però non possiamo dire "di fatto tutte le confezioni di cioccolato fondente vendute in Italia non hanno latte". Quando dici "sembrerebbe uno standard di fatto" è proprio quello che si intende come "denominazione usuale" il problema è che non tutti la pensano così, vedi il commento di Roberto Pinton

http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/04/26/le-etichette-ma-perche-cioccolato-fondente-vegano/comment-page-2/#comment-1918797

Quello che invece secondo me è certo è che il cioccolato non può contenere glutine (non ce l'ho con i celiaci ma scatenerò altre ire), l'articolo 2 del decreto legislativo 12 giugno 2003, n. 178 recita

Ai prodotti di cui all'allegato I, punti 8 e 9, possono essere aggiunti farine, fecole o amidi.

Le definizioni di cui al punto A, paragrafi 8 e 9 sono "Chocolate a la taza" e "Chocolate familiar a la taza", ovviamente significa che agli altri non possono essere aggiunti.

ma se porto le pappardelle?

Le tiro personalmente a mattarello, Andrea. Porta del vino buono e vediamo, che c'ho pure della trippa in freezer...

Vada per il vino e la trippa, data, ora è indirizzo. 😀

Io estenderei "abituatevi a pensare colla vostra testa". Grazie per l'articolo.

@xxx si mi riferivo a quella ma non per gli ingredienti, che non possono essere diversi, ma se c'era la denominazione di cioccolato fondente o meno. Per curiosità.

scusa non avevo capito, altro pippone, senza entrare nel caso specifico ma in generale la denominazione può variare secondo il paese proprio in funzione delle "denominazioni usuali", lo "standard di fatto" potrebbe essere differente o non esistere traduzione equivalente, quando si compone un'etichetta la gerarchia è denominazione 1 legale 2 usuale 3 descrittiva Per semplificare (il ragionamento è più complesso) ci possono essere "denominazioni usuali" che hanno valore all'interno di singole cittá/provincie/regioni e non in altre, se ad esempio vendo "gueffus" in Sardegna potrei dare per scontato di cosa si parla, nel resto d'Italia dovrei aggiungere una "denominazione descrittiva" del tipo "palline dolci a base di pasta di mandorle". Giusto per sparare una cazzata, un contadino dei monti Tatra saprá cosa si intende con la denominazione usuale "pesto alla genovese", ammesso che ne esista una traduzione polacca? Questo ragionamento diventa ancora più complicato se lo applichi agli alimenti usati come ingredienti, scrivere Parmigiano Reggiano D.o.p. evidenziato negli ingredienti (pur ammesso in quanto denominazione legale) è sufficiente a far capire ad un lituano che contiene l'allergene latte? Potrei proseguire all'infinito, ho perso giornate intere su questi ragionamenti.

Ma io ero interessato all'etichetta italiana, non a quella di altre nazioni. Cioccolato fondente dovrebbe essere compreso in tutta Italia. Piuttosto: chissà da dove è nata la consuetudine.

"Vegano" è uno strano nome: mi aspetterei dei fanatici di spazio e astronomia, pronti a contattare la loro stella natìa, o provare a tornarci. Invece mi ritrovo gente che ce l'ha a morte coi prodotti di origine animale, anche quelli che gli animali farebbero comunque senza intervento umano. Mah. "Animaliano" non sarebbe un nome più appropriato? @Zeb: secondo me potresti cucinare bene anche la "Lepre dei tetti", e ci vorrebbe un patologo legale per accorgersi della differenza

"A nessuno verrebbe in mente di mettere vegan su una mela" ti sbagli caro Dario, qua in Irlanda sulle zucchine mettono sull'etichetta "suitable for vegetatians"😂

e poi si dice che la religione è l'oppio dei popoli.....è un continuo creare religioni e i vegani penso proprio che credano ad una "religione e relativa liturgia".

sono io a non aver finito il concetto, la traduzione della denominazione di un tedesco in italiano (e viceversa) poco ci dice della "correttezza" di quell'uso, difficilmente si riescono a far indagini così approfondite nel caso specifico secondo me troveremo "amaro" - bitter - mentre Zart sta per "fine". Nei paesi germanofoni la dizione per il cioccolato "non al latte" è sempre "bitter"

https://de.m.wikipedia.org/wiki/Bitterschokolade

Se fai caso troverai la parola laktosefrei, secondo il mio scarsissimo tedesco qualcuno (attenzione che stiamo pur sempre parlando di Wikipedia non di Le scienze) ha aggiunto che il cioccolato amaro è adatto agli intolleranti al lattosio, ergo se ne deduce che se dico "bitterschokolade" in tedesco immagino la totale assenza di latte. Il termine "fondant" nasce dal signor Lindt, immagino per analogia con lo zucchero fondente, vedi questa fonte sicura

http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/04/08/cioccolato-i-le-origini/

"Lindt produce il primo cioccolato fondant, il “fondente”. Prima infatti la tavoletta di cioccolato andava masticata. Ora invece si scioglie in bocca."

Forse il cioccolato del signor Lindt che più si è diffuso per primo in Italia è stato cioccolato amaro, può essere che si sia generata questa associazione fondente = amaro, anche se fondente in realtá si riferiva alla caratteristica dello sciogliersi in bocca e non alla composizione. Un concorrente di Lindt, Cailler, utilizza invece il termine "crémant", immagino dall'unione di cremoso e fondente, ma qui deve venire in aiuto Yopenzo su quale si scioglie di più.

ho dimenticato: in considerazione di quanto sopra mi dispiace ma, fossi il gip, chiuderei il fascicolo con un "non luogo a procedere", "fondente vegano" può starci, sul resto bisognerebbe chiudere due occhi.

@rico, anche a me un veterinario ha detto che senza la testa e pelliccia è difficile distinguere la lepre dei tetti. Dovrebbero essere differenti anche le zampe ma io non ho squartato mai animali del genere. Neanche le rane.

Inutile creare relazioni droghe-religione. L'uomo ha bisogno di "oppio", in ogni sua forma.

Nei casi di carenza psicotroporeligiosa, ci sarebbe come utile antidoto OPPIOPOPPIODEPOPPOLI, trade free. Equosolidale pure ad ogni evenienza. OPPIOPOPPIODEPOPPOLI spopola da millenni nella tradizione popolare arcaica ma nessuno lo dice. Eppure OPPIOPOPPIODEPOPPOLI è assolutamente naturale. A dosi omeopatiche non ci si accorge nemmeno di averlo preso: dice il bugiardino a norma allegato, almeno. Assolutamente biodinamico di ultima generazione, prodotto con corna di ogni forma e dimensione ripiene di cacca benedetta prodotta da missionari della famiglia Buaron, ormai concessionaria della Buardetermaron che produce OPPIOPOPPIODEPOPPOLI a causa del TTIP, che ancora non si sa cos'è ma produce già queste cose qui, come si può ben vedere. Se no, se ne posson vedere di ben altre, basta assumere OPPIOPOPPIODEPOPPOLI per via orale piuttosto che con le comode supposte pre-oliate, buone anche per una pulizia anche otorinica ma non necessariamente. Dice sempre il bugiardino tuttociò, che tutti farebbero bene a leggere prima di consumare OPPIOPOPPIODEPOPPOLI, dice, il bugiardino di se stesso dico. Comunque sia, voi date retta a me e consumate in qualsiasi modo OPPIOPOPPIODEPOPPOLI che magari mi danno una provvigione pure a me, vedi mai nella vita...

No, manco io uso squartare i gatti. Ma nemmeno altre bestie,per dire il vero. Comunque, quel che c'è, benvolentieri...

Leggo e riassumo da wikipedia de

In Germania si parla di 'bitterschocolade' per una cioccolata che ha una elevata percentuale di cacao: può essere

Herrenschokolade ovvero cioccolato da uomo (che si deve dire? paese che vai stupidate di marketing che trovi, questo è datato primi del '900 quando la cioccolata in Cermania era considerata adatta per donne e pampini)

Zartbitterschokolade cioccolata bitter di tipo fine

dunkle oder schwarze Schokolade scura o nera

Allego per gli amanti della teutonica (e logorante) compiutezza, il link del" Regolamento del cacao" (e te pareva che non l'avessero regolamentato ...) del Bundesministerium di Giustizia e Cc.dal quale, applicando la dovuta pazienza e conoscenza della lingua, si evince che il termine bitter:fondente mai vi compare, ergo nemmeno LORO!!! hanno regolamentato l'uso del termine ' FONDENTE'

http://www.gesetze-im-internet.de/kakaov_2003/BJNR273800003.html

Quindi ' fondente' sembrerebbe un termine che ha un suo campo semantico ed appartiene ovviamente ad un'area semantica ma non ha un significato univoco

grazie del riassunto, ma piccola precisazione: in questo caso la teutonica logorante compiutezza (non che io sia da meno) non è teutonica ma europea (anche se è vero che in Europa comandano loro 😀) in tutti i paesi della comunità esistono leggi ad hoc per il cioccolato in applicazione di una direttiva della comunità

http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:02000L0036-20131118&from=IT

in pratica hanno fatto come a scuola, uno ha fatto i compiti, la UE, gli altri hanno copiato e fatto qualche minimo adattamento, ad esempio visto che la direttiva prevede la possibilitá di usare altri grassi vegetali oltre al burro di cacao, l'Italia aveva aggiunto la possibilità di usare il termine "puro" per il cioccolato prodotto con solo burro di cacao ma è stata bocciata dal maestro. Ne consegue che in tutti gli stati membri si trovano leggi con le sole definizioni "cioccolato" e "cioccolato al latte".l Giusto per chiarire visto che abbiamo anche citato il regolamento 1169, le direttive devono essere recepite con norme nazionali (come per il cioccolato) mentre i regolamenti entrano in vigore senza bisogno di passare dagli organi legislativi dei singoli Stati membri.

https://www.admin.ch/opc/it/classified-compilation/20050172/index.html

come tutte le normative sono "copiate" dallo standard 87 del Codex Alimentarius,

ma Zoomx ci prende un po' in giro? e nelle Filippine? e a Macao che fa pure rima con cacao?

comunque mi riferivo al fatto che chi ha scritto la voce di wiki...de, ha messo un link sulla pg. del Bundes e il Regolamento lo trovi !!!

quando molti anni fa ho studiato i miei canonici (per fare filosofia seriamente!) 4 anni di tedesco, mi stupiva che per i loro verbi irregolari avessero creato delle regole e delle categorie e anche sottocategorie, ma essendo irregolari, molti verbi non entravano neanche nelle sottocategorie e quindi altre subsubcategorie...per me andavano mandati a memoria e basta però vedevo che c'era qualche italico studente che ci prendeva gusto a cercare di ricordare quei verbi attraverso quelle regole ...ma c'era sempre l'eccezione! e forse anche una nuova regola dove infilarla...

mi sa che zoomx sta cercando in tutti i modi di trovare una giustificazione al fondente per questo si rivolgeva al famoso cioccolato svizzero ma qui serve sempre Yopenzo.

Non ti preoccupare so di essere peggio di un "Tetesco di Cermania", però anche nella nostra italietta trovi pubblicate le norme, il problema è che nessuno si prende la responsabilità di dirti come rispettarle e alla fine o se ne fregano o ognuno le applica a modo suo.

Entschuldigung ma mi sa che ti è sfuggito un "non" dopo herrenschokolade "non era considerata adatta per donne e pampini", da breve ricerca esiste ancora

però in base alla regola delle sottocategorie esiste anche für damen

http://de.chclt.net/schokolade/schwarze-herrenschokolade/helle-damen-schokolade/

non ho cercato ma a questo punto mi aspetto anche sottocategoria für kinder, non oso immaginare a quali livelli possano essere arrivati. 😀

notavo dopo aver scritto il commento, ma il cioccolato kinder l'abbiamo inventato noi!

Zoomx, a parte qualche vicentino in vena di scherzi, le “lepri dei tetti” sono state mangiate solo durante carestie o guerre. Oltre ad una gran fame, una lunga cottura in salmì della “lepre” ridotta a piccoli pezzi poteva confondere sapori ed altrimenti evidenti riferimenti anatomici. La maggioranza credo facesse solo finta di non accorgersene.

A proposito di carni insolite, circa quaranta anni fa il nostro professore di Ispezioni degli Alimenti, ci mostrò un manuale tedesco (più esattamente prussiano: cioè uno dei paesi europei più progrediti dell'epoca) risalente alla metà del XIX secolo e dove tra le varie tipologie di carne che i veterinari dovevano conoscere ed ispezionare vi era anche la “Hundefleisch”.

Ripeto: solo 150 anni fa e non in Cina, ma nel cuore della civilissima Europa!

Zeb, ma hai letto cosa scrive Franco? sembra la tua ricetta della lepre !!!!

Andrea, fossi in te: eviterei la lepre di Zeb. Innanzi tutto perchè Zeb ha un corpo in multiproprietà con Stello e quindi non saprai mai chi ha cucinato cosa; poi Stello ha una passione per la farmacopea casalingo-gaddiana. Se proprio vuoi, domanda ai vicini se non hanno perso qualche Fifi ...

A proposito delle "lepri dei tetti", non so se lo sapete ma esiste un proverbio che dice "febbraio gattaio" e se c'è un proverbio è la prova lampante che l'amico Franco non racconta frottole. L'accostamento al mese di febbraio deriva dal fatto che è il periodo dell'anno in cui il gatto è più grasso

Nel mantovano la morte culinaria del gatto era il farne il ragù per maccheroni e ciò si faceva dopo aver tenuto il gatto appeso all'imposta delle finestra al secondo piano per far frollare la carne con il gelo.

Io comunque i maccheroni con il gatto li ho mangiati! Ed il ricordo che ne ho è quello di un piatto come tanti altri.

Dario Bressanini, però, non farmi fare la fine di Beppe Bigazzi che per il solo aver detto che il gatto si mangiava durante la trasmissione della "prova del cuoco" è stato fatto allontanare dalla RAI dagli animalisti scandalizzati!

Ma quello schifosissimo cioccone di surrogato di cioccolato bicolore che si vendeva a fette...tremendamente buono! altro che extra, superfino. fondente 85%, 70%..

A me era proibito: entrambi i genitori sul cibo erano (ahinoi!)scientificamente molto preparati ... già negli anni '60 parlavano di punto di fumo dell'olio, mio padre faceva il minestrone inserendo le verdure in tempi diversi secondo il tipo e il taglio... mia madre era apprezzata per le innovazioni che introduceva nelle diete di svezzamento per i bambini che avevano problemi... il cioccone bicolore me lo sognavo!

e vai così... manca solo la lode al sanguinaccio (quello lucano o calabrese con sangue di maiale e cioccolato) e sembrerà di stare nel blog di cucina di Quentin Tarantino

l'umano disorientato ,depresso,sazio,appagato,disperato in modo ormai isterico rincorre le sue ultime speranze tra gli scafali ..... ma come biasimarlo,

E le lumache allora? Senza tanto menarsela con le escargotes e bourguignonne o quelchelè, per quanto sempre pregevoli e comunque ci vuole tanto aglio anche lì. Le vecchie, care, lumache di campo umido, fatte in umido, dopo aver ben spurgato quella bava che ora pare divenuta cosmeticamente tanto preziosa. Più di quella delle rane, per il momento, ma dipende pure da quali rane, se no son rospi... Millanta ricette pare ci siano per le simpatiche elicicole, ma tradizionalmente con la polenta sarebbe morte loro. Eppure, sempre molluschi sono, e la culinaria si evolve...

Ci sarebbero, in confezione sottovuoto, le BALLEDITOROPURPUREE, biodinamiche, prodotte con i carcami della Famiglia Buaron, sparsa in tutto il mondo ma triturata dal TTIP, per cui BALLEDITOROPURPUREE è garantito dalla Buardemetron(tm), e quindi vedete voi se non siete ben informati che adesso sì. C'è scritto sul bugiardino, del resto: basta leggerlo. BALLEDITOROPURPUREE lo si può assumere a fettine in carpaccio come arrostito alla capponara, basta tirarlo fuori dalla confezione e pensarci un po' su. Olio e limone con una sparpagliata di pepe a crudo sono consigliati per i dispeptici, qualunque cosa siano. Per gli altri, non scordarsi il sale iodato. Arrostito alla capponara, BALLEDITOROPURPUREE è buono pure con un purè di topinambur, se non si digeriscono i peperoni con pinoli e uvetta, una volta arrostito s'intende. Anche in panino, cotto o crudo, BALLEDITOROPURPUREE con cipolla e filo d'olio - sempre sale iodato e peperoncino ad piacenzam - fa la porca figura sua. Anche in versione halal o kosher, col cammello o il dromedario a scelta, e indù vegano all'occorrenza...

Visto che il tutto è partito dalla filologia del cignale dolce-forte mi sono ricordato solo ora degli mpanatigghi modicani, ovviamente aspetto analisi storica da xxx ma pare proprio che in origine si utilizzasse la selvaggina, ovviamente la dominazione spagnola fa il resto.

ma era carne di deustcher Schäferhund?

Sì vabbè, se siamo al tedesco vuol dire che qualcuno forse, ma forse, non vuol farsi capire, e si crogiola nella sua torre d'avorio teutonica.

Continuiamo pure così, facciamoci del male...

XXX: Queste citazioni “splatter” riguardanti le "lepri dei tetti" o l’utilizzo del cacao da aggiungere al sangue di maiale per fare il sanguinaccio, faranno storcere il naso a cittadini e vegetariani. Sono però convinto che vi sia più rispetto verso gli animali in chi sa valorizzare dal punto di vista alimentare ogni loro parte, rispetto a quegli “amanti degli animali” che costringono i destinatari del loro smisurato amore a vivere con loro al quinto piano e per non avere problemi, li fanno castrare.

Andrea: non necessariamente. Ogni razza andava bene: sicuramente all'epoca i tedeschi si facevano meno problemi riguardo la purezza delle razze rispetto a qualche decennio più tardi. Più affamati o più saggi?

Volevo estenuarvi con le lumache non necessariamente escargotes e la loro possibilità di essere trattate analogamente in dolce-forte, ma di fronte alla fame mi arretro saggiamente. Perché ovviamente non si tratta di fame, trattandosi di codeste leccornie, bensì di sfizio, bensintende. A meno che... non si torni poi a quei tempi là, a far le schidionate di topi perché i gatti te li eri belli che magnati e i ghiri era dal tempo dei Romani che si son fatti furbi. O a guardare da che parte piscia Giove Pluvio per indovinare se domani saran emerse le lumache o no. Secondo me dipende da come gli tira la luna, ma immagino ci saranno ipotesi anche su questo. Purtuttavia, immaginiamoci per un momento di disporre solo di lumache - a piacimento belle spurgate - e cacao. Così, perché è scoppiata la bomba o ci si trova in una situazione d'emergenza simile. Può capitare a tutti ogni giorno come possiamo ben vedere, e quindi perdincirindina percui, ci sarà un modo plausibile per accordare lumache e cioccolato? Oppure pure no, eh...

Mi occupo di etichette in una grossa multinazionale alimentare e non mi stupisco di questa etichetta in cui viene enfatizzata la "veganità" della cioccolata fondente. Vi assicuro che se non ci fosse scritto, qualche vegano chiamerebbe la ditta produttrice per chiederne l'idoneità per il suo regime alimentare. E' un'esperienza che i colleghi del nostro "numero verde" vivono quotidianamente. Le etichette degli alimenti forniscono tutte le informazioni che necessitano al consumatore...bisogna però leggerle e capire cosa si sta leggendo (non è cattiveria...ahimè è esperienza). Ma al consumatore viene detto che deve pretendere di sapere l'origine o la provenienza delle materie prime (si badi...non si parla mai di qualità), che deve pretendere di essere dettagliatamente informato sugli ingredienti e sugli additivi (anche chi non ha alcuna nozione di tecnologia alimentare?). Poi al supermercato il consumatore informato...compra il prodotto che costa meno con buona pace dell'etichetta! Per concludere ancora sull'etichetta dell'articolo: tra le altre cose ovvie c'è anche il claim "senza glutine". Manca "senza conservanti e coloranti" per chiudere la fiera delle ovvietà.

Senti Zeb, per le sitzigorrus incasaus: (tanto ma tanto) peperoncino e poi cipolla aglio pomodoro e pane grattato; mettici il cioccolato al posto del pecorino e a tempo debito un bicchiere di vino. Rosola, spignatta, mescola e la fiamma abbassa. Cuoci coperte, con la loro salsa, le cuccuiddo spurgate lavate e già sobbollite in acqua e aglio. Le tiri fuori con la spilla da balia e ciucci il guscio:hfhfhffff! inzuppi il pane abbruscato nel sughino... se non viene bene la ricetta ti ci puoi fare pur sempre una maschera per foruncoli e paterecci, stuccano le rughe come fossero calcestruzzo, o comunque puoi incollarci le figurine, vedi tu

Disponi 5 lumache per piatto. Poni sopra ogni lumaca 1 cubetto di lardo assieme ai petali di pomodoro tagliati a julienne finissima. Distribuisci l’acqua di riso venere e metti al centro i germogli di crescione Aggiungi la moneta di cioccolato e termina, a piacere, con dei fiori eduli.

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FIORI EDULI mi raccomando eh!

ho già polemizzato a sufficienza in questo post, visto che, come ha detto Franco certi commenti posso far storcere il naso, ho ritenuto di rispondere in quel modo pensando che bastasse inserire le parole su Google per trovare la traduzione, per farla breve sperando di non urtare la sensibilità di nessuno

hundefleisch = carne (fleisch) di cane (hunde)

deutscher Schäferhund = cane (hund) pastore (Schäfer) tedesco (deutscher)

ho riportato alla maestro Manzi anche in questo caso, non me ne volere ma è per dividere le parole composte.

Mi pare una buona ricetta la tua, Icsicsics, piuttosto che quella dell'esimio chef Fiorieduli, di tanti che ce n'è...

Ciao Franco, il porco è infatti un animale molto rispettato. Penso anzi che si senta onorato da tutto questo nostro rispetto.

I miei due gatti sono stati così rispettati che sono stati chiusi in un sacchetto di plastica con i loro due fratelli e buttati in un cassonetto.

la mia foxina non è pura (anche se mi dicono i tolettatori che è perfetta) ed è stata una cucciola di un cacciatore che "crea" terrier per la caccia non so se proibita agli istrici. Te lo immagini che succede in quella tana?

Il fatto è che nessuno rispetta niente.

per quello che mi riguarda tento di fare per quello che posso il "meno male", non considerando un supposto ordine naturale di tipo generale e/o universale ma semplicemente facendo singole scelte su singoli casi.

affamati di sicuro, quanto alla razza per continuare i discorsi musicali saremmo in periodo wagneriano e le teorie giá ci sono, sicuramente xxx potrebbe dare indicazioni.

ma tutta l'arte pittorica europea testimonia che i cani solitamente stavano sotto i tavoli e non sopra.... e pure i gatti...

certo la fame può tutto disse quella volta Ugolino della Gherardesca

ieri mi sono dimenticato: non direi Wagner (ci manca in questa ns. conversazione il connotato 'sublime') direi però Carl Orff e precisamente, la terza parte dei Carmina: ' In taberna ' Secondo me il luogo, la taverna, ci troverebbe tutti d'accordo e molti frequentatori di questo blog potrebbero essere benissimo dei moderni clerici vagantes

forse allora ci sarebbe l' "Osteria della giarrettiera" oltretutto con il buon Giuseppe il collegamento con spalla cotta e gnocco fritto viene da sè, oltretutto il finale "Tutto il mondo è burla" è pur sempre preceduto da un "Andiamo a cena" e qui credo nessuno si ritragga all'invito. Resta da capire chi sia Sir John e chi le allegre comari.

@xxx La Svizzera non è un paese qualunque Come le Filippine e Macao rispetto al cioccolato, non credi?

@Andrea no, non sto cercando giustificazioni al fondente che normativamente non esiste. Mi chiedevo semplicemente da dove fosse nata questa curiosa consuetudine di non avere latte nel fondente in Italia. E' una consuetudine che, di fatto, in Italia sembra rispettata quasi fosse una legge o una norma. In Germania sembra non lo sia per cui mi chiedevo se in Svizzera invece magari lo era. Mi sembra ovvio il motivo per cui chiedevo della Svizzera e non, ad esempio della Francia oppure del Belgio. Ma si tratta di semplice curiosità mica smetto di leggere gli ingredienti. Se poi ci volete vedere degli oscuri motivi son fatti vostri.

Franco (veterinario) ritengo certi tabù alimentari dovuti semplicemente ai costumi. In alcune zone dell'Italia si mangia la carne di cavallo ma in alcune zone europee ciò è considerato sconveniente come per noi mangiare carne di gatto o cane. Ma si tratta di consuetudini. Non è che per questo adesso vado a squartare cani e gatti!

ALBERTO GUIDORZI: mi rifaccio a quanto da Lei scritto il 2 maggio (l'ho letto solo ora), ma per i popoli che vendono all'estero questi prodotti di nicchia a prezzi incredibili come la quinoa ad esempio, non rappresenta un buon sistema per la strada del riscatto sociale con le entrate che da queste esportazioni derivano? Attendo la sua gentile e competente risposta e la ringrazio già ora.

non ci vedevo lati oscuri e carico la curiositá, sinceramente anch'io (non vendendo cioccolato tal quale ma al massimo avendolo tra gli ingredienti) non mi ero mai posto il problema in questi termini, se leggo fondente ho la tua stessa idea però devo anche ammettere che una minima percentuale di grassi del latte si trova anche in prodotti italiani come il Perugina che ho postato sopra, a naso immagino che la consuetudine dipenda dal fatto che per il cioccolato amaro dopo il signor Lindt fosse necessario distinguere tra la versione "fondente" e quella diciamo "alla modicana", nel cioccolato al latte la caratteristica "fondente" immagino fosse per così dire "innata".

Zoomx: mi dispiace darti torto. Il tabù sulla carne di cavallo non è una semplice consuetudine, ma una precisa interdizione di Papa Gregorio III nel 732 d.C (che la definisce un cibo "immundum et execrabile"; Tale proibizione venne reiterata con un anatema nel 751 d.C. da Papa Zaccaria I. Qualche anno fa ho chiesto ad un alto prelato del Vaticano se il divieto di mangiare carne di cavallo (di fatto l'unico cibo proibito dalla Chiesa cattolica) fosse stato abrogato e dopo vari solleciti mi ha detto che non gli risultava. Tale proibizione è di origine prettamente religiosa. A differenza di quelle semite per il maiale o induiste sui bovini che sono invece tabù di origine socio-economica e non sanitaria come qualcuno tuttora pensa. L'assurdo (e divertente) è che i popoli che più osservano tale "tabù" cattolico sono quelli del Nord Europa in stragrande maggioranza protestanti antipapisti. Per noi veronesi (esternamente bigotti, ma in realtà grandi e convinti peccatori) , la carne di cavallo è la principale materia prima del nostro piatto più tipico: la pastisada de caval.

A proposito di lumache, mi dicono che le uova delle suddette bestioline sono "una prelibatezza pari al caviale". Qualcuno le ha provate davvero e trovate così succulente?

Eh, non c'è proprio nulla da fare. Dall'innocente cioccolato, scivolando pian piano verso il latte e il fratello più succulento burro, siete stati capaci di finire sulle più immonde fantasie culinarie fatte di gatti, cavalli, lumache, trippe etc ... basta girarsi un momento e siete già a passarvi sotto il tavolo sanguinacci, salami, frattaglie, gatti morti appesi o nel sacco, porcherie e miserie di ogni genere che solo menti perverse e in rapporto distorto con il mondo possono immaginare. Caro Dario, ma allora fallo: rompi finalmente gli indugi e concediti all'agognata platea che ti brama concedendo a loro tutta la sacra scienza e conoscenza sugl' orrori in cucina ! Da dove partiamo? Dalle cervella fritte? Dal fegato rosolato? Dalla lingua salmistrata? Dagli zoccoli impanati?

Giorgio T. ti assicuro che le cervella panate e fritte sono una prelibatezza e pure la lingua con la salsina verde è buonissima. Sul fegato lascio agli altri, a me non piace, ma degli zoccoli non ti so dire. C'è qualcuno che li ha assaggiati e ci può illuminare?

Carissimo Giorgio T., se gratti poco poco scoprirai che niente è innocente di per sè ...nemmeno il cioccolato: se leggi un po' più su, troverai un intervento, mi sembra di Guidorzi, sulle ferite da machete...perchè il favo si stacca e si rompe così insieme a qualche dito di tanto in tanto...

Non prendere ombre per fenomeni, lucciole per lanterne, gatti grigi per neri, non prendere le 'amenità' che elenchi, un po' trucide, un po' goliardiche e pesantone, per il vero pensiero e i sentimenti delle persone che scrivono qui. Le varie luridezze che enumeri, non se le sono inventate loro. Non sono così perversi come tu scrivi. O forse anche tu scherzi? forse siamo tutti solo un po' infantili. Se poi uno si mangia ogni tanto il cinghiale, o la lepre, non per questo è un mostro, non sta mettendo a repentaglio l'ordine del mondo,agisce solo in un ordine diverso dal tuo

Ancora mi ricordo quando il cervello fritto, a Roma, veniva dato ai bambini una volta a settimana... io me la sono scampata!

eppoi che c'entra Bressanini? mica è uno stregone e gli altri non sono i suoi apprendisti.

Calmati e beviti un bicchiere d'acqua se ti sei preso spavento, che qui sono tutti innocui.

@ Franco (veterinario) Siamo proprio sicuri che la proibizione di ammazzare i cavalli per farne cibo sia di origine esclusivamente religiosa?? Che cavolo di base religiosa avrebbe?? Nessuna, tranquillo. Io di divieti alimentari ne so poco, ma - a parte le proibizioni igieniche (che hanno pure, credo, natura anche di tipo economico) - nella storia a me risulta che quasi sempre si vieta qualche cosa con un fondo "economico". La religione "copre" volentieri, lo si sa. Sia nelle varie regole statuite dal potere, sia in consuetudini diverse. Non occorre rifarsi a Marx: basta ricordare il suggerimento di Falcone: segui i soldi e trovi la soluzione. Ok, ho banalizzato e chiedo scusa. Però, chissà, magari i cavalli allora erano indispensabili per altri scopi sociali, utili. La religione (cattolica, nel nostro caso) a me pare che non c'entri un fico secco. Dice: l'ha ordinato il Papa! E allora? Era un capo di stato a quei tempi, organizzava le cose secondo convenienza sociale, mica per... coerenza di fede! E si avvaleva, ovvio (l'avrei fatto anche io), dei suoi poteri anche religiosi: "anatema", "immundum et execrabile", ecc, ecc. Tutto fa brodo, quando serve. Ma non credo che, teologicamente parlando (consentitemi), vi sia alcuna sostanza degna di nota a questo riguardo. Tanto è vero che, passo dopo passo, la terribile proibizione...è caduta nel dimenticatoio. V'è un principio fondamentale nella teologia cattolica: "Lex orandi, lex credendi". Vale a dire - in ultima analisi, a ben riflettere - che, se il popolo (che, per un credente, è "il Popolo di Dio") non crede vera una qualsiasi proposizione...questa è una bufala, bell'e buona. E ciao!

Robert Harris, "Buono da mangiare. Enigmi del gusto e consuetudini alimentari". Einaudi

Chiedo scusa, è saltato un pezzo:

"Perché alcuni mangiano cani, gatti e dingo, mentre altri evitano la carne di mucca, maiale o cavallo? Perché alcuni odiano il latte e i suoi derivati, mentre altri considerano cibo prelibato lombrichi e cavallette? Perché le abitudini alimentari dei popoli cambiano nel tempo e sono cosí diverse?"

Marvin Harris, "Buono da mangiare. Enigmi del gusto e consuetudini alimentari". Einaudi

Perché alcuni mangiano cani, gatti e dingo, mentre altri evitano la carne di mucca, maiale o cavallo? Perché alcuni odiano il latte e i suoi derivati, mentre altri considerano cibo prelibato lombrichi e cavallette? Perché le abitudini alimentari dei popoli cambiano nel tempo e sono cosí diverse?

Carissimo omonimo, dalle mie ricerche ho invece riscontrato che la motivazione di questo strano tabù è “in primis” dovuta ad una motivazione religiosa più che socio-economica come per il tabù sulla carne di maiale. A causa dell’ambiente particolarmente fragile, per i popoli del Vicino Oriente, con l’aumento della popolazione e la radicale modifica del territorio dovuta alla pastorizia e a pratiche agricole primitive (debbio, ecc.), già all’inizio del II millennio a.C. l’allevamento del maiale divenne difficile ed antieconomico. A questo aggiungi le invasioni (più culturali che demiche) dei pastori semiti che prediligevano mammiferi pascolatori (il maiale non si imbranca in greggi vaganti, ma è sedentario) e si capisce il motivo che ha portato questi popoli a sdegnare il maiale. Il tutto è poi stato codificato come al solito da ben precise norme religiose, prima ebraiche (soprattutto con la grande riforma di Giosia del 628 a.C.) e poi islamiche. Anche se gli secca ammetterlo, gli ebrei hanno copiato quasi tutto dagli egiziani e gli islamici dagli ebrei.

Almeno per l’Europa continentale, per millenni la carne di cavallo è stata seconda solo alla renna per consumo da parte delle popolazioni del Paleolitico. Vedi per esempio il sito di Solutré. Con la domesticazione i cavalli sono poi diventati più importanti e costosi, per cui erano più preziosi da vivi che da morti. Per i popoli di origine celta la divinità più popolare (metà delle raffigurazioni sacre pervenuteci la riguardano: come ora la Madonna) era la dea Epona ed il consumo di carne di cavallo correlato con questa dea aveva una notevole importanza liturgico-simbolica, soprattutto per occasioni importanti come la cerimonia della nomina (unzione) di autorità militari o civili durante le quali il prescelto si cibava con una specie di “comunione rituale” di carne di cavallo. Con la cristianizzazione più o meno forzata dei popoli “minori) (Franchi e Longobardi erano già cristiani) voluta e portata avanti con energia da Gregorio III (ultimo papa, prima dell’attuale ad essere di origine extraeuropea) ci fu la necessità di vietare i residui riti pagani legati al consumo più o meno “sacrale” della carne di cavallo e a questo scopo se ne proibì il consumo. Ovviamente tale divieto fu predicato con particolare intensità proprio là dove era più necessario: cioè nel centro-nord Europa, dove ora l’ippofagia è considerata poco meno riprovevole dell’antropofagia. L’inizio di tale proibizione nel 732 d.C ha fatto pensare ad un divieto correlato alla famosa battaglia di Poiters (o Tours) avvenuta nello stesso anno tra i Franchi di Carlo Martello e gli arabo- berberi di Abd Al Rahman. Per questa coincidenza, molti, tra cui Desmond Morris hanno pensato che per il Papa i cavalli vivi fossero più utili dei cavalli morti per controbattere l’invasione islamiche che stava entrando nel cuore dell’Europa. Tale teoria non regge per due motivi: la proibizione papale è precedente alla battaglia (combattuta in Ottobre) e la reiterazione dello stesso divieto una ventina di anni dopo è indirizzata chiaramente da Zaccaria I a quei popoli come i Sassoni che da poco erano stati (più o meno forzatamente) cristianizzati.

Ad onor del vero anche altri motivi hanno contribuito a limitare l'uso della carne di cavallo. In particolare il suo alto contenuto in glicogeno (motivo del suo sapore dolciastro) che diminuisce l'abbassamento del pH post mortem e favorisce la proliferazione batterica: in particolare dei clostridi. Soprattutto in cavalli defedati e/o fine carriera. Questo è il motivo per cui a partire dal 1928 <8 e fino a pochi anni fa) la legislazione italiana ha previsto macellerie separate per le carni equine. Ci sarebbe da scrivere molto altro (qualche anno fa ho scritto il libro ”Gli animali domestici nella storia” su questo ed altri argomenti simili), ma non credo che questo basti. Anche le motivazioni (più socio-economiche che religiose) del tabù induista riguardante la carne bovina sarebbero interessanti (mettono però in crisi l’ortodossia induista), ma un po’ complicate da spiegare. A parte l’eccezione del cavallo (più una curiosità che altro), A differenza dell’Ebraismo ed è dell'Islam, il cristianesimo ha comunque insistito molto poco sulle regole alimentari. Si può anzi affermare che la peculiarità del cristianesimo sia il suo messaggio universale, senza particolari preclusioni di ordine alimentare, rituale e sociale. Nel Vangelo di Marco, Gesù dice: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo». E’ stato comunque soprattutto san Paolo, (il vero fondatore e creatore del cristianesimo) ad insistere su questo concetto di universalità. Per esempio, nella prima lettera ai Corinti, San Paolo scrive « …tutto ciò che è in vendita sul mercato, mangiatelo pure senza indagare per motivo di coscienza, perché del Signore è la terra e tutto ciò che essa contiene. Se qualcuno non credente vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza.” Con queste aperture anche alimentari, la Chiesa primitiva usciva dai confini etnico-religiosi del giudaismo con una predicazione non discriminatoria e finalizzata alla diffusione del messaggio evangelico a tutte le genti.

E dire che sono un ateo praticante!

Franco Cifatte, lei è sicuro della sua interpretazione dell'adagio derivato da Prospero d'Aquitania? non ne sarei certissimo...

a proposito di cavalli e proibizioni

Mai sentito parlare dell' 'October equus'? era una festa militare della roma antica (repubblicana) forse di orifgine etrusca,una festa complicata ma di cui ci sono molte testimonianze che culminava con il rito dell'uccisione di un cavallo. E' un caso unico nella storia romana perchè i romani erano molto pragmatici e immolavano agli dei solo animali di cui si cibavano e il cavallo no...come il cane si immolava per fare felici gli dei ctoni ma loro non se li mangiavano perchè erano tabù... I popoli barbari invece, li immolavano i cavalli ai loro dei e ancora ai tempi di Gregorio e del suo successore Zaccaria, da qui il senso della proibizione: "noi" siamo noi perchè NON immoliamo cavalli come i barbari né tantomeno ce li mangiamo. Spesso le proibizioni di tipo religioso servono a creare un'identità e un legame sociale, separando ciò che è puro e ciò che non è puro (diciamo meglio: ciò che è tabù da ciò che non è tabù)

Quindi la fettina di cavallo che fa tanto buon sangue quando sei anemico o hai donato il sangue è tutta un'invenzione di povera nonna, e fin qua non ci sarebbe stato bisogno di San Zaccaria e di tutti i gregori suoi per arrivarci. Però è pure vero che nessun Dio s'è mai magnato un cavallo dall'assedio di Troia in qua, e anche queste son cose a cui ci si dovrebbe far caso...

per non accoppare un cavallo per papparselo non serve essere andati al MIT (pure quando esso era lungi dalle fondamenta) ché se no i cowboys avrebbero cavalcato vacche per aggruppar cavalli, per dire.

L'intelligenza e l'empatia dirimono, perlomeno nelle persone non eccessivamente impestate da idiozie tribal-religios-culturali, e pacatamente diversificano la grigliata di costata di bove da quella di puledro.

Poi ci sono quelli che se magnerebbero pure nonna se ben marinata, come già ricordato, ma essi non fanno legislatura nel mondo civile, oso sperare.

al che si sarebbero chiamati horseboys: giddapp! giddapp! - come diceva Tex al suo pard omosessuale Kit Carson - galoppa Carolina brutta vacca! (essendo il quadrupede una vacca, nella nostra ipotesi), insegui tosto quel lesto stallone! al che la vacca semiimbecille, permanendo immobile sotto lo sprone, per quanto energico, veniva sparata, marinata, grigliata e sostituita da un cavallo nella funzione di ausilio al mandriano e alla mandria. Senza esegesi virgiliana d'acquitania.

da cui il cavallo Senatore. Giustamente.

Quanta tristezza che mettono queste cose. Non so se fanno più arrabbiare le aziende che ci mangiano sopra o se fanno più tenerezza i consumatori che ci cascano. Boh.

Da notare anche le bevande gassate con l'etichetta "SENZA GRASSI".

Comunque, yopenzo, mia nonna non me la mangerei, anche se ben marinata. Invece quando guardo le mie gatte belle paffute penso sempre che sembrano dei coniglioni pasciuti.... 😋

(ovviamente sto scherzando... non sia mai che qualche animalista vegano mi salti virtualmente addosso 😉!)

Zeussino, saremo alla frutta (vegana, sia ben chiaro) quando esisterà l'acqua "senza zuccheri aggiunti". 4.50 € al litro.

Forse il cavallo è più simpatico di una mucca. Ma il fatto che anche qui, dove li mangiamo, per la carne di solito alleviamo bovini di un solo tipo e non cavalli dovrebbe significare qualcosa. Allevviamo principalmente mucche e vitelli, non bufali, ad esempio, se non per le mozzarelle. Magari poi si mangiano anche ma ad oggi l'allevamento è un pò di nicchia al confronto. Probabilmente allevare cavalli per carne è meno produttivo.

Teniamo conto che staimo facendo questi discorsi a pancia piena, in caso di crisi seria le cose vanno molto diversamente. Qualcuno si ricorda la storia dei sopravvissuti delle Ande?

@Marina Questa cosa delle uova di lumaca è curiosa ma credo che sia un po' difficoltoso raccoglierne quantità significative.

@Yop I cowboys erano anglosassoni per cui credo che per loro valeva il tabù, come pare sia in tutto il nord Europa.

@Manu lo scopo di ogni azienda è di fare soldi, tutto il resto passa in secondo piano. Bene o male è così

Yopenzo perchè dici che sono idiozie? tu sei più esperto di Eva Cantarella? di Momigliano, di Wagenwoort, di Dumezil o di altri studiosi? o probabilmente sei solo un chiacchierone verbalmente iroso

Zeb, dimenticavo: oggi ho visto al supermercato due belle vaschette di fiori eduli: euro 99 al chilo... in questo periodo qui in campagna le viole del pensiero, le hanno tutti in giardino

Sembra che vi siate dimenticati che le macellerie equine sono sempre esistite (carne di cavallo e somarello)... ma non vi siete mai gustati uno "stracotto d'asino"? Vi siete persi qualcosa di molto buono e per nulla strano come gusto.

Comunque per chi ne volesse sapere di più sull'ippofagia eccovi un link abbastanza completo:

https://fr.wikipedia.org/wiki/Hippophagie

Chi segue le vicende francesi sa bene che i nostri cugini mangiatori di foie gras si sono mangiati un bel po' di carne di cavallo solo qualche anno fa:

http://www.lefigaro.fr/conjoncture/2015/04/25/20002-20150425ARTFIG00073-un-nouveau-scandale-de-la-viande-de-cheval.php

L'origine della carne di cavallo mangiata dai francesi era dovuta al fatto che agricolture come quella rumena erano basate sui cavalli alla loro entrata nell'UE e che con il loro successivo ammodernamento molti cavalli si sono resi liberi per la macellazione. Sul nostro appennino molte zone sono state ripopolate con cavalli, voi non vrederete che questi siano lasciati vivere fino alla morte naturale? Che attività economica sarebbe!

xxx, e le commestibili primule come le condiamo ?

Ma le violette candite con i marron glacé sono vegan?

Hector, budino al cioccolato fondente (avec sa sauce évidentement...) con nuvole di primule e granella di pistacchi...

Andrea, tuffare le violette una ad una nello zucchero bollente, c'è sicuro qualche pezzo di pelle...

date un'occhiata a questo link:

http://www.geonature.it/rendita/

questi organizzano pure un corso su come si raccoglie la bava e le uova delle lumache...

co' 'sti chiari di luna, magari...

@ Alberto h 16.01 Lo stracotto d'asino lo ho mangiato dalle parti di Castiglione delle Stiviere molti anni fa, e lo ricordo come buono. Mi ricordo anche di aver chiesto all'ostessa se c'erano ancora asini per fare stracotto, e che mi ha risposto: eh, ce ne sono tanti!

Pulipulipulipu, teneteci lontani i tacchini! Dalle lumache dico...

Zeb c'è pulipuli e puli puli

https://www.youtube.com/watch?v=3JgTJksr4eQ,

Carissimo Franco Cifatte, aggiungo qualche dettaglio in più.

A causa dell’ambiente particolarmente fragile, per i popoli del Vicino Oriente, con l’aumento della popolazione e la radicale modifica del territorio dovuta alla pastorizia e a pratiche agricole primitive (debbio, ecc.), già all’inizio del II millennio a.C. l’allevamento del maiale divenne difficile ed antieconomico. A questo aggiungi le invasioni (più culturali che demiche) dei pastori semiti che prediligevano mammiferi pascolatori (il maiale non si imbranca in greggi vaganti, ma è sedentario) e si capisce il motivo che ha portato questi popoli a sdegnare il maiale. La cui domesticazione (secondo animale domestico, dopo il cane) iniziò nell’XI millennio a.C a sud della penisola anatolica. Il tutto è poi stato codificato come al solito da ben precise norme religiose, prima ebraiche (soprattutto con la grande riforma di Giosia del 628 a.C.) e poi islamiche. Anche se gli secca ammetterlo, gli ebrei hanno copiato quasi tutto dagli egiziani e gli islamici dagli ebrei. Almeno per l’Europa continentale, per millenni la carne di cavallo è stata seconda solo alla renna per consumo da parte delle popolazioni del Paleolitico. Vedi per esempio il sito di Solutré. Con la domesticazione i cavalli sono poi diventati più importanti e costosi, per cui erano più preziosi da vivi che da morti, soprattutto per le penultime ed ultime ondate di invasori Indoeuropei: vedi popoli italici e celtici. Per i celti la divinità più popolare (metà delle raffigurazioni sacre pervenuteci la riguardano: come ora la Madonna) era la dea Epona ed il consumo di carne di cavallo correlato con questa dea aveva una notevole importanza liturgico-simbolica, soprattutto per occasioni importanti come la cerimonia della nomina (unzione) di autorità militari o civili durante le quali il prescelto si cibava con una specie di “comunione rituale” di carne di cavallo. Con la cristianizzazione più o meno forzata dei popoli “minori) (Franchi e Longobardi erano già cristiani) voluta e portata avanti con energia da Gregorio III (ultimo papa, prima dell’attuale ad essere di origine extraeuropea) ci fu quindi la necessità di vietare i residui riti pagani legati al consumo più o meno “sacrale” della carne di cavallo e a questo scopo se ne proibì il consumo. L’interdizione era quindi rivolta più alle autorità (politico religiose pagane) che al popolo. Ovviamente tale divieto fu predicato con particolare intensità proprio là dove era più necessario: cioè nel centro-nord Europa, dove ora l’ippofagia è considerata poco meno riprovevole dell’antropofagia. Gli equini (erbivori monogastrici veloci) hanno comunque una caratteristica che rende le carni diverse da quelle dei mammiferi lenti: per il loro elevato contenuto in glicogeno (questo è il motivo del loro gusto dolciastro) le carni hanno valori di pH più elevato di altre carni e per questo sono anche più deperibili: si ossidano più facilmente e velocemente e favoriscono la crescita dei Clostridi, produttori di pericolose tossine. E’ per evitare ogni confusione che tutte le carni equine, a partire dal 1928 fino a pochi anni fa, sono state vendute solo in apposite macellerie.

Sì, grazie icsicsics, mi rendo conto...

Ciao a tutti .... a proposito di etichette ... proprio stasera mi è capitata sotto gli occhi in salumeria una confezione di frutti di bosco (lamponi, se non vado errato) con riportata la dicitura : 'NON CONTIENE SOLFATI' ... La cosa mi ha incuriosito.... Qualcuno degli 'esperti' del blog è in grado di spiegarne il motivo?? Perchè un motivo ci sarà ... o almeno LO SPERO

ma erano freschi o conservati?

@Franco (veterinario) grazie per gli approfondimenti.

Le macellerie equine le ricordo bene, oggi invece la carne equina la trovo anche nei supermercati, di solito quelli medio grandi. Ho trovato anche la carne di asina. La carne di struzzo invece, dopo un iniziale lancio, sembra essere sparita, almeno dalle mie parti. Pare siano un ottimo alternativa al fegato per gli anemici.

Hai scritto:" A differenza di quelle semite per il maiale o induiste sui bovini che sono invece tabù di origine socio-economica e non sanitaria come qualcuno tuttora pensa".

RE: Non mi è mai passato per la testa che i tabù alimentari religiosi avessero una base sanitaria. Però non pensavo neppure che l'avessero socio-economica. In che senso le vacche sacre per gli indù e il maiale per ebrei e per islamici sarebbero tabù di origine socio-economica? E la lunga lista di alimenti proibiti riportata nel Levitico avrebbe anch'essa una base socio-economica? Personalmente avevo sempre pensato che un Profeta avesse espresso - e poi messo per iscritto - un suo personale senso di disgusto nei confronti di animali potenzialmente da mangiare, come l'upupa, il nibbio, il pipistrello, l'airone, il polpo, ecc.

La questione è molto complessa da capire ed ancor più da spiegare. Innanzitutto dei testi sacri come la Bibbia (Vecchio Testamento ed in particolare Genesi , Levitico e Deuteronomio che trattano di regole alimentari ebraiche, si sovrappongono opinioni tramandate e scritte nell’arco di quasi 2000 anni: dall’inizio abramitico alla stesura della Bibbia dei 70. A posteriori è difficile districarsi sulle origini e finalità di tutti questi diversi divieti a noi ora incomprensibili da un punto di vista razionale. Per farmi capire citerò solo due esempi su cui ho indagato. Come allevatore di struzzi sono sempre stato colpito dal tabù ebraico su questo animale (Genesi: Potrete mangiare qualunque uccello puro, 12 ma delle seguenti specie non dovete mangiare: l’aquila, l’avvoltoio e l’aquila di mare, 13 il nibbio e ogni specie di falco, 14 ogni specie di corvo, 15 lo struzzo, la civetta, il gabbiano e ogni specie di sparviero, 16 il gufo, l’ibis, il cigno, 17 il pellicano, la fòlaga, l’alcione, 18 la cicogna, ogni specie di airone, l’ùpupa e il pipistrello. 19””. Il minimo comun denominatore di questo elenco di uccelli (anche il pipistrello!!) è l’essere tutti uccelli carnivori-pescivori-saprofagi . Chi ha mangiato una folaga, sa che cattivo sapore di pesce e fango possono avere le sue carni, ma non capivo perché nell’elenco ci fosse anche lo struzzo che è un uccello erbivoro ed ha una carne buonissima. Il motivo l’ho scoperto osservando le abitudini degli struzzi in Mozambico. Qui ho visto degli struzzi adulti ingoiare con gusto delle ossa (già spolpate da altri animali saprofagi) e lunghe anche 20-30 cm. Nei terreni di origine vulcanica o comunque a predominante silicea come sono i terreni africani e del Vicino Oriente dove vivono gli struzzi selvatici, le ossa sono spesso l’unica fonte di calcio, preziosissime dunque per farsi le ossa e produrre il guscio delle uova. Ciò ha evidentemente disgustato l’osservatore antico, che ha inserito nell’elenco degli uccelli saprofagi-sarcofagi anche lo struzzo.

L’altro esempio apparentemente incomprensibile riguarda la prescrizione “ Non farai cuocere un capretto nel latte di sua madre (Esodo 23, 19). Per evitare qualunque mescolanza anche inconsapevole tra latte (e suoi derivati) e la carne gli ebrei osservanti non usano le stesse stoviglie per cuocerli e servirli (anche se in tempi diversi), a meno di lavarli osservando precise regole. Ho chiesto più volte a degli ebrei l’origine di tale norma (anche di quella sulla carne di struzzo non kasher) con l’unico risultato di farli arrabbiare per la mia domanda blasfema: così è scritto e tanto basta! Durante il mio lungo soggiorno (per lavoro) in Giordania, Siria ed Iraq, da appassionato archeologo ho poi scoperto che cibarsi di carni di agnelli o vitelli cotte nel latte delle loro madri facesse parte dei rituali dei culti della fertilità da qui popoli mesopotamici ( Ugarit e Ras Shamra) da cui evidentemente gli ebrei volevano differenziarsi. Da qui il divieto.

Il divieto sulla carne bovina degli induisti è ancora più interessante. Ne scriverò su richiesta un’altra volta: ora ha smesso di piovere e vado a laurà.

Franco, grazie mille. Per quanto mi riguarda aspetto con interesse un tuo intervento sul divieto a cibarsi di carne bovina per gli induisti. anche perchè altre popolazioni pastorizie, i Masai ad esempio, si nutrono eccome di carne, sangue e latte. non mi sembra che ci siano modelli esplicativi che vanno bene per situazioni simili ma comunque diverse...

xxx grazie del link, appena ho un attimo di tempo lo guardo. Comunque nelle feste di paese in provincia di Novara, non è raro trovare Polenta e Tapulone d'asino (bruscitt per i lombardi e macinati per il resto d'Italia)

A proposito di marketing del senza e prodotti alternativi qui se ne trova un campionario variegato

http://food24.ilsole24ore.com/2016/05/kosher-halal-e-vegan-protagonisti-a-cibus-dieci-novita-viste-a-parma/#8

Per quanto mi riguarda non appena leggo halal o kosher rimetto sullo scaffale. Le paturnie religiose non avranno i miei soldi....

Ormai viviamo l'epoca che chi vuol far soldi prima deve creare domanda e poi per l'offerta ci si adegua sempre. Lasciamo stare le domande per sofisticati snob, ma io ricordo che:

Negli anni 50/60 a Milano si beveva solo Barbacarlo eppure la produzione era limitata e lo è ancora ad un vigneto di 4 ettari sulle colline di Broni.

Successivamente è stata la volta del vino friulano "verduzzo" che tutti bevevano, ma la cui vera produzione era molto limitata.

Possiamo passare al frumento Cappelli di cui molti mangiano pane e pasta, ma che come varietà praticamente non esiste più, come non esiste più il Frassineto o il Verna o l'Etrusco di cui mangia pane a 10-15 € al kg. Altro esempio è il grano antico Timilia ( con cui si faceva e si fa il pane nero di Castelvetrano) o il frumento siciliano Maiorca. Questi sono chiamati grani antichi, ma risultano essere iscritti al catalogo delle varietà nel 2014 da parte di uno che si sa molto vendere e che racconta balle esplosive...meno male che le racconta all'aperto ed in grandi spazi.

Qui ci sta bene la storiella che mi raccontava mio padre secondo cui San Pietro avrebbe detto a Gesù che suo Padre aveva fatto tante belle cose, ma avendo creato solo delle persone furbe questi non trovavano clienti da spennare, Al che Gesù lo rassicurò che era inultile creare i poco furbi perchè quelli sarebbero nati spontaneamente.

Guarda caso la storiella è ancora attuale....e lo sarà anche in futuro!!!!

luca "Per quanto mi riguarda non appena leggo halal o kosher rimetto sullo scaffale. Le paturnie religiose" Il cibo con la dicitura halal o kosher non è altro che cibo normale. Le parole halal o kosher si riferiscono al cibo ammesso dalla religione La Danimarca ha vietato la macellazione halal e kosher a causa della sofferenza che viene arrecata agli animali.

chissà, magari il ministro Martina insieme ai prodotti Dop pensa di promuovere anche questi come bandiera del Made in Italy.

Infatti come testimonial all'EXPO ha promosso proprio il siciliano Li Rosi colui il quale ha iscritto nel 2014 il Timilia a ad ariste rosse ed il Maiorca. Ora faccio notare che per iscrivere una varietà occorre che essa sia distinguibile (quindi nuova), omogenea e stabile, pertanto per ottenere l'accettazione dell'iscrizione al registro egli deve aver obbligatoriamente cambiato le varietà antiche portanti quel nome, perchè altrimenti non sarebbero state distinguibili, omogenee e stabili e di conseguenza iniscrivibili.

Dato che non posso dubitare che le regole di iscrizione al Registro varietale siano diverse quando sono applicate alle varietà che io presento all'inscrizione (so bene di quanta giusta pignoleria mi fanno oggetto) rispetto a quando di varietà ne presenta questo ineffabile Li Rosi, devo ammettere che anche lui si sia dovuto adeguare nel rispondere ai requisiti di iscrivibilità. Ora se lo ha fatto tra le varietà antiche (lasciate liberamente riprodursi per decenni di generazioni) e le varietà iscritte ci devono essere delle differenze come tra la notte ed il giorno.

Quindi si tratta di un imbroglio bello e buono in quanto le varietà sono completamente moderne e di antico hanno solo il nome.

Ringrazio Franco (veterinario) per la dissertazione. Ma quindi mi confermi che fu il disgusto di un Profeta il primum movens che portò a determinare la lista degli cibi proibiti nel Levitico? Cordialità P.S. Allevi struzzi? E come va? Un tempo trovavo con relativa facilità la carne di struzzo, ma ora non più. Come mai?

pensate un po' se le persone riuscissero' a comportarsi come lo fanno nei confronti del cibo ;anche nei confronti della sessualità'. mi spiego meglio.. sento che questo approccio fanatico ossessivo integralista intransigente apparente superficiale qualunquista ....forse affonda le sue origini in tempi assai remoti quando le religioni imposero ..la vergogna il pudore i sensi di colpa il peccato e via dicendo....accade cosi' che si sviluppa una società' compressa che riesce a trovare soddisfazione solo controllando che tutti siano uguali e che dimostrino di poter essere considerati degni....pensate solo le povere donne che subivano l'ispezione in casa delle vicine che controllavano la pulizia e la cura della casa...e di come tenevano marito e figli ...e cosi su tutto a 360 gradi . adesso dopo circa 2000 anni questa crosticina si fa' più' sottile e si comincia a mettere fuori il beccuccio e quindi si sente un bisogno incontrollabile di esprimersi di esporre le proprie convinzioni...... FINALMENTE io esisto hoooo e adesso mi faccio sentire ...oooo allora vediamo cosa posso dire eeeew oooh immmmm ummmmmm voi che dite a si sii sii sii certo io sono vengano come non si può' essere vengano ecc ecc ecc. questi sono solo i primi sbadigli dopo un lungo sonno quindi non si possono biasimare . infatti ancora rimangono vivi e vigili in tutti noi quei meccanismi di controllo che prima erano la polvere sulla credenza e il collo innamidato della camicia del marito, ora sono cosa mangio io e cosa fai tu per essere degno????? sii si degno cosa fai tu mangi le uova ? vergognati?ecc ecc La strada sara' lunga e difficile prima di arrivare ad una consapevolezza elevata nel frattempo passeremo diverse tappe e questa e' una di queste..... Ma torniamo al sesso! penso a quando di queste tappe ne avremo passate diverse e finalmente anche il tabu' del sesso sara'infranto ma ci sara' ancora forte vigile il programma del giudizio e del controllo e cosi anche li' si formeranno delle fazzioni che a confronto dei vegani se non altro saranno più' variopinte e divertenti mi piace pensare a un enelenco di questi .. ci saranno i: solisti... analisti oralisti feticisti scambisti sadomasochistici ecc ecc ma voi mi direte questi ci sono gia esistono sono tra noi ...ma certo ma lo vivono nella vergogna nell'ombra ma un giorno saremo liberi si e tutti finalmente potranno ............. QUINDI MIEI CARI LASCIATE STARE QUESTI POVERI CRISTI PERCHE' HANNO GIA' IL LORO DA FARE CI MANCATE VOI ""

Ehi cio, Aulevan, io starei qui a dir la mia quando più o meno mi va, ma a questo problema effettivamente non ci avevo mai pensato. E più ci penso, meno me ne frega qualcosa. Nelle parti aduse a fregarsene, si capisce. Che poi ognuno si frega le sue, mica siam qui a convincere chi viene a dire che abbiamo sbagliato tutto ed è tutto da rifare che invece è fatto bene e lo si rifarebbe ancora, potendo, tal quale. Che poi, chi? Si discetta di quel che si sa nella miglior maniera in cui si può, tutto qui...

mi sa che aulevan sta facendo degli esperimenti tutti suoi... però risulta un po' pesantone e faticoso!

Veramente anche gli animali che di fronte al sesso sono sempre stati più liberi di noi rispettano certe regole.

una curiosita' chi ama a tal punto gli animali da non mangiare neanche quello che ne deriva ...presumo che saranno possessori di animali a loro volta sicuramente non per sfruttarli ...ma mettiamo il caso che un vegani abbia un cane o un gatto .......cosa daranno da mangiare a costoro??? esiste cibo per gatti vegan ???? e' solo una curiosa' ma se fosse che al gatto gli danno le scatolette di manzo o pesce ...E ALLORAAAA

mi sta a veni' l'ansia ....... non ci posso neanche pensare all'idea ..................sto a combatte da anni per non far entrare nelle mie coltivazioni caprioli ...daini ...cervi...cinghiali ...ora se mi fanno diventare vegani pure i gatti e i cani che razza di recinzioni ci vogliono per tenere fuori i gatti e i topi e le talpe chi terra controllato il loro numero ?E ' LA FINE

Scrutando i commenti mi pare non sia stato menzionato da nessuno, ma lo zucchero comune non é completamente vegano. Credo venga sbiancato in molti casi con carbone animale, in questo caso l'idea di una tavoletta vegana contente zucchero "vegano" puó avere senso. Anche se ció non giustifica il prezzo gonfiato...

Grazie Dario per il lavoro di divulgazione che fai per il quale non ci vuole solo passione e competenza ma anche una certa vocazione. Basta pensare alla correttezza e misura con la quale rispondi a certi "provocatori".... Il buon Alberto Guidorzi non è da meno, i tuoi interventi andrebbero evidenziati in chat come quelli di Dario! Sei un mito😅

Anche se in silenzio vi seguo sempre👍

Ziocunel grazie! Fa sempre piacere quando un lettore esce dall'ombra e si palesa

Ho letto l'articolo sul miele ma sarei interessato anche alle mirabolanti proprietà che verrebbero attribuite a propoli, pappa reale e polline. Le uniche informazioni con un approccio scientifico le ho trovate sul sito di Albanesi (il medico divulgatore non il comico 😉), ma il punto è che le quantità mediamente assunte di propoli e pappa reale sono solitamente esigue (forse anche per il loro costo elevato?) e mi chiedevo quale sarebbe il dosaggio minimo sufficiente per poter oggettivamente godere delle eventuali proprietà nutrizionali/terapeutiche. C'è chi ne parla addirittura come di "potenti antibiotici naturali" "ricostituenti" integratori di minerali vitamine e vattelapesca.... Hai qualche dato in più a riguardo?

Mi scuso per l' OT

Sicuramente fanno benissimo a chi li vende (Cannella in una puntata)

Il carbone animale non lo si usa più da 200 anni.

«… sito di Albanesi (il medico divulgatore …»; Albanesi è laureato in ingegneria elettronica, non è medico. E il ‘comico’ in realtà si chiama Albanese (Antonio).

Polverri, Mea culpa. Quando ho cercato informazioni su Albanesi non ho inserito il nome (anche perché non lo sapevo) e ho letto un risultato di un'altra persona con lo stesso cognome ma non attinente al Roberto in questione che in effetti è un ingegnere elettronico ma a quanto pare semprerebbe trattare argomenti ben lontani dalle sue competenze... tuttavia i suoi articoli sembrerebbero non campati in aria, quantomeno in prima lettura.

Il riferimento invece ad Antonio Albanese era volutamente una battuta😉

@aulevan - le manie sono seguite con attenzione dagli specialisti del marketing. Per i vegani sono stati creati molti nuovi prodotti per aumentare il giro d'affari di quel mondo. E per i loro animaletti.... anche.

http://shop.ivegan.it/65-cibo-per-animali-vegan

https://www.change.org/p/no-allo-sfruttamento-dei-bambini-nelle-piantagioni-di-cacao-nestleitalia-ferrero-mars?recruiter=21539756&utm_source=petitions_show_components_action_panel_wrapper&utm_medium=copylink

Perchè tu vorresti impedire che certe famiglie, di solito molto numerose, in certi paesi non sviluppati sopravvivano senza usare il lavoro minorile?

E' come se io pretendessi di far condannare da "telefono azzurro" mio padre per sfruttamento minorile perchè durante la mietitura mi obbligava a a raccogliere le spighe rimaste sul campo dopo che erano stati legati i covoni? Ero obbligato a rimanere in campagna come tutti gli altri operai.

Lo sai perchè a scuola hanno creato le vacanze estive e non quelle invernali che per certi tempi, quando cioè non si avevano scarpe e vestiti che proteggevano dal freddo da mettersi nella cattiva stagione e si andava a scuola a piedi, sarebbe stato molto più logico? Semplice le vacanze estive erano stata create per poter sfruttare il lavoro minorile durante l'estate, che era il mese dei raccolti e dei grandi lavori. In inverno era inutile tenere a casa i bambini, non c'era da lavorare neppure per gli uomini.

Perchè, quando dite qualcosa, non sapete calarvi in contesti diversi e non adeguate i vostri ragionamenti?

Il fatto che certe pratiche fossero comuni nell'Italia di fine 800 non le rende più giuste/eque/accettabili oggi. Certo che delle volte in nome del realismo e del pragmatismo si sentono dire di quelle str*#§

Parli con la bocca o con qualcosa d'altro........

L'uso (non lo sfruttamento) erano giuste in certi nostri paesi ed in quel contesto e non lo sono più oggi, mentre sono ancora accettabili in certi paesi dove non hanno ancora realizzato il nostro progresso socio-economico.

Il cioccolato vegano? Mah, ci penserei bene!

Se l’alimentazione vegana è gestibile per un adulto su consulenza medica, diventa invece problematica per un neonato da genitori vegani.

Anche se è allattato possono insorgere gravi problemi neurologici a causa della carenza della vitamina B12.

Lo dice "La Repubblica" in un ampio articolo del 1° giugno 2016.

Faccio il pasticcere, ogni volta che arriva un vegetariano o un vegano ad ordinare una torta è un dramma: il tutto è ancora più accentuato dal fatto che spesso queste persone dicono di "essere intolleranti" al lattosio, al glutine, e non possono mangiare uova. Al di la che per la categoria dei vegani sarebbe da esporre un cartello al di fuori del negozio con una sbarra grossa come una casa. Comunque resto sempre un po perplesso quando parlo con questi clienti, e dentro di me mi chiedo: "ma lo stanno facendo apposta?". Alla fine sono giunto ad una sola conclusione: come dice il maestro Massari, l'ospedale è qui vicino (detto in toni leggermente più garbati, certo, ma quando la situazione è tragica sono costretto a dire così). Poi, in ultimo, ricordo sempre soprattutto alle donzelle più giovani che seguono queste mode, la definizione di alimento salutare che da sempre il grande Iginio Massari: "salutare è tutto ciò che è mangiato con moderazione."

e anche "il dolce light è tale perché non se lo mangia nessuno"

ma analizzando più' a fondo la cosa io mi sto chiedendo.... ma per i vegan...c'e' un disciplinare? se fosse che sono esclusi tutti gli alimenti che provengono da prodotti che in qualche modo contengono esseri viventi o che sono stati in qualche modo sfruttati .......cosa resta loro ?lo sanno che per fare il grano ci vuole il letame e anche per il vino e l"insalata e anche per le fave del cioccolato insomma mi sa' che non vi e' via di scampo se non e' cosi mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse meglio grazie a tutti

@aulevan fosse una cosa razionale magari si potrebbe trovare una spiegazione... ma non lo è...

ho fatto una ricerca e bingo !!!! indovina un po' esiste un disciplinare e come se esiste ma fanno un gli gnorri...quando si parla di concimi .....nel disciplinare non viene citato quindi e' ammesso lupo del letame per fare un buon barbera ma la mucca legata in stalla che fa la pu pu!!!! e senti poi esiste il disciplinare che regolamenta il tartufo e che vogliamo rinuncia al tartufo??? e no e' allora basta che mi tratti bene il cane e non lo sfrutti allora il tartufo e' vegan ve lo giuro e' cosi' ...pagliacciata colossale ................ devono mangiare aria e usare la mascherina....................

Caro Dario, ho avuto il piacere di sentirti quasi 7 anni fa, al tempo ero ancora uno studente, alla settimana della scienza avvenuta a Cagliari e da allora ho sempre continuato a seguirti. Per la prima volta scrivo sul tuo blog per dire che la legge italiana in materia di etichettatura è molto rigida. La mia compagna, giurista esperta nel settore, mi ha segnalato che le aziende le quali nelle etichette inseriscono espressioni vere ma fuorvianti per avere un vantaggio competitivo possono incorrere in sanzioni. Il caso ecclatante è stato quella della chupa chups in cui, durante uno spot, affermavano che i loro lecca lecca avevano lo 0% di grassi lasciando pensare che gli altri lecca-lecca li avessero. Tuttavia qualsiasi lecca-lecco ne è privo. Riporto per completezza l'istruttoria: http://www.diritto.it/archivio/1/22686.pdf

e volendo si potrebbe segnalare una tale etichetattura malsana.

"Perchè tu vorresti impedire che certe famiglie, di solito molto numerose, in certi paesi non sviluppati sopravvivano senza usare il lavoro minorile?

E' come se io pretendessi di far condannare da "telefono azzurro" mio padre per sfruttamento minorile perché durante la mietitura mi obbligava a a raccogliere le spighe rimaste sul campo dopo che erano stati legati i covoni? Ero obbligato a rimanere in campagna come tutti gli altri operai.

Lo sai perchè a scuola hanno creato le vacanze estive e non quelle invernali che per certi tempi, quando cioè non si avevano scarpe e vestiti che proteggevano dal freddo da mettersi nella cattiva stagione e si andava a scuola a piedi, sarebbe stato molto più logico? Semplice le vacanze estive erano stata create per poter sfruttare il lavoro minorile durante l'estate, che era il mese dei raccolti e dei grandi lavori. In inverno era inutile tenere a casa i bambini, non c'era da lavorare neppure per gli uomini.

Perchè, quando dite qualcosa, non sapete calarvi in contesti diversi e non adeguate i vostri ragionamenti?"

Parli con la bocca o con qualcosa d'altro........

L'uso (non lo sfruttamento) erano giuste in certi nostri paesi ed in quel contesto e non lo sono più oggi, mentre sono ancora accettabili in certi paesi dove non hanno ancora realizzato il nostro progresso socio-economico. (cit. Guidorzi)

In maniera molto serena la invito a riflettere un po' più attentamente signor Guidorzi, sennò si rischia di mandare messaggi sbagliati. La povertà e sopravvivenza sono una cosa; lo sfruttamento/schiavismo un 'altra. Suo padre non credo che la facesse lavorare in condizioni disumane e nocive (o nel caso fosse, almeno non consapevolmente spero) Il lavoro minorile come forma di "sostentamento" che rientra in quella che si può definire "economia familiare" (anche i nostri nonni e bisnonni ragionavano così per necessità) è previsto anche dall'Unicef (a seconda del contesto e del quadro normativo della Nazione di riferimento) nel senso che quelle famiglie hanno materialmente bisogno che i figli lavorino, altrimenti morirebbero di fame, quindi purtroppo al momento è ancora necessario che ci sia il lavoro minorile. Lo dice anche l'Unicef ,ma facendo delle distinzioni importanti (vedere i link)

http://www.unicef.it/doc/364/lavoro-minorile.htm

http://www.unicef.it/doc/367/lavoro-minorile-cosa-dice-unicef.htm

Questo penso che si possa comprendere, infatti eliminare il lavoro minorile è peggio che mantenerlo (da un punto vista economico è distruttivo per le famiglie eliminarlo) ma va regolamentato. E' fondamentale regolamentarlo. Al momento in quei Paesi purtroppo è così e per un discorso come già scritto di "economia familiare" si rende necessario che lavorino anche i bimbi; ma non è che lo accettiamo per sempre il lavoro minorile?!. L'unico modo per combattere questo fenomeno è dare un istruzione a quei bambini così che in futuro possano combattere per i propri diritti. Far lavorare bambini per 10-12-14 ore al giorno senza che abbiano acceso all'istruzione in condizioni disumane e nocive è schiavismo. Perché negarlo?! Se non si crea un sistema di istruzione scolastica valido, quei bambini rimarranno schiavi analfabeti per sempre (anche da adulti) invece di diventare gli agricoltori della propria terra. Se i bimbi capiscono cosa si coltiva ed imparano come lo si coltiva e come lo si può vendere potrebbero lavorare in condizioni migliori e pretendere di essere pagati meglio perché non mi pare che le grandi aziende abbiano problemi di quattrini. Non mandiamo messaggi sbagliati signor Guidorzi: siccome sono paesi in via di sviluppo allora tutto è lecito per la sopravvivenza? Eh no, ci sono dei limiti. Già se i bambini lavorassero qualche ora in meno (magari assicurati) e nel contempo potessero studiare qualche ora in più, sarebbe già un piccolo traguardo verso una futura emancipazione sociale. Però emancipandosi, potrebbero un giorno rivendicare il diritto di poter coltivare la propria terra e questo a qualcuno non piace. (Ma qui si apre un altro tipo di discorso)

Quello che viene definito "sfruttamento minorile/schiavismo e traffico di bambini nelle piantagioni di cacao " per voi non esiste come fenomeno? Mi piacerebbe capire il vostro punto di vista... ma senza polemica o pregiudizi ideologici.

Spiros, io confesso di saperne molto poco della questione. Ma riguarda in particolare le piantagioni di cacao o è una cosa generica delle coltivazioni di quei paesi?

Io mi riferisco alle piantagioni di cacao della Costa d'Avorio (che è uno dei massimi produttori a livello mondiale) e tutto ciò che gira intorno a questa nazione. Siccome siete precisi e sopratutto documentate le vostre analisi all'interno degli articoli (citando le fonti), nel marasma dei sensazionalismi ideologizzati volevo sapere cosa pensavate. Tutto qua, ma se è OffTopic, nessun problema se è meglio non dilungarsi.

Spiros, non è affatto OT, ma non ne so nulla (il cioccolato che acquisto solitamente è del Sud America, di migliore qualità rispetto a quello africano quindi non mi è mai capitato di occuparmi della Costa D'Avorio nei miei vari articoli sul cioccolato qui sul blog)

Ah ok, capisco. Va bene, la ringrazio comunque per avermi risposto.

Tutto ciò che è frutto di coercizione è da condannare.....ma sarebbe bene poter giudicare con piena e completa conoscenza del contesto.

Per esempio i media continuano a dirci che "l'olio di palma è una produzione causa di disboscamento ed gestito da delle multinazionali" . Ebbene poi vai a vedere la realtà e si viene a scoprire che: "più della metà dell'olio di palma è prodotto oggi da piccoli piantatori. Globalmente tre milioni di piccoli piantatori sono implicati nel settore. Solo in Indonesia si stima che vi siano 25 milioni di persone che vivono indirettamente nello sfruttamento dell'olio di palma" (WWF 2011)

Ok, capisco. Sono d'accordo, infatti, il contesto è decisivo. Sul disboscamento avevo letto qualcosa e anche sulle possibili soluzioni

http://www.lescienze.it/news/2015/06/17/news/conservazione_foreste_agricoltura_sostenibile_olio_palma-2657062/

Mentre sull'aspetto delle multinazionali, non ci avevo fatto caso che i media se la prendessero con loro.

Una domanda OT: ma voi di lescienze.it c'entrate con questo progetto?

http://italiaxlascienza.it/main/italia-unita-per-la-corretta-informazione-scientifica/

In questa pagina ci sono scritti i collaboratori e c'è una dicitura "Le Scienze".

Qui si è detto tante volte che l'essere vegano è una posizione rispettabile, non lo è più quando diventa ideologia, cioè si passa a volere che tutti gli altri si adeguino al loro sistema di vita.

In un macello gli animali bisogna ucciderli e non c'e verso di fare altrimenti se si vuole mangiare carne. Certo ci sono sistemi che procurano una morte più o meno cruenta e quindi occorre scegliere la meno cruenta, ma alla morte occorre sempre arrivarci!

Ebbene di fronte ad una frase del genere detta davanti ad un macello come vi ponete?

Auschwitz comincia ovunque qualcuno guarda un macello e lo giustifica dicendo: "in fin dei conti non sono che animali"

LO chiedo ai vegani evidentemente.

Alberto Guidorzi Come mai hai riesumato il post? Comunque provo a mettermi nei panni di un vegano: il loro punto di vista è aspecista, per loro boicottare l'industria della carne e cercare di imporre il veganesimo è un atto necessario. Immagina rispondere ad una manifestazione pacifista con l'argomentazione: sono stranieri e di un altro gruppo etnico, perché dovrei difenderli? Sarebbe assurdo, giusto? Ecco, credo che per molti vegani il ragionamento sia analogo: non bisogna uccidere specie animali in generale.

Figurati i fruttariani che non se la sentono di tagliare l'insalata...

Ho riesumato il posto perchè ho ritenuto demenziale un'affermazione del genere avvenuta a Limoges

https://www.francebleu.fr/infos/agriculture-peche/face-face-tendu-entre-pro-et-anti-viande-limoges-1467329000

La presenza della diciura "senza glutine" su prodotti che fin dall'origine non contengono glutine sembra inutile e ridicola ma in realtà non lo è affatto. E i celiaci sanno bene di cosa sto parlando. L'etichetta "senza glutine" serve a scongiurare la presenza di tracce di glutine. Perchè spesso le industrie per esempio che macinano cereali senza glutine macinano anche altri cereali con glutine e per chi conosce la celiachia sa che la presenza anche di tracce ( naturalmente esiste un minimo ) può essere un rischio per i consumatori celiaci che sono molto sensibili a quantità piccolissime di glutine.

@ Spiros: in quella pagina non ci sono scritti i "collaboratori" ma proprio i componenti del progetto e io la dicitura "Le Scienze" la trovo solo in un punto, quando c'è scritto "siamo stati appoggiati da ... Le Scienze ... e tanti altri". Che è diverso.

Ok, allora devo aver interpretato male io. Ma era solo una curiosità, niente più. Grazie, ciao.

Sempre interessante, molto belli anche i commenti, complimenti a tutti, in primis Dario. Ho una unica precisazione da fare, ho avuto lunghe discussioni con una amica di mia moglie, vegana, la questione riguardava il miele, che essendo prodotto dalle api è da evitare perché e uno sfruttamento degli animali, quindi off-limits per i vegani. Ciao a tutti

quando i vegani realizzeranno che microbi, enzimi ed altri microorganismi sono animaletti, moriranno di fame. Qindi i vegani non mangiano frutta perchè è impollinata dagli insetti?

questo articolo sarebbe esatto se fosse stato scritto 17 anni fa ...... si perche' dal 3 agosto del 2000 una legge europea permette di definire cioccolato fondente anche quel cioccolato che contiene un grasso diverso dal burro di cacao infatti io che ne faccio un uso professionale ormai sono diverse le ditte che mettono del burro animale anidro in primis una ditta molto nota svizzera quindi ritengo che il la dicitura vegan a prescindere dal fatto che uno condivida o no mi dispiace ma e' legittima sono le stesse grandi compagnie che hanno fatto pressione per poter ottenere questa nuova legge infatti altre ditte italiane sfregiano la dicitura cioccolato puro per distinguersi da quelli che usano altri tipi di grassi diversi dal burro di cacao

secondo me dario sto giro ha toppato

fate un giro sul sito chocolate shop guardate la tavoletta della lindt fondente vivace cliccate sul prodotto e in fondo la descrizione ci sono gli ingredienti e in grassetto ..c'e' burro anidro poi se esiste del burro anidro vegetale allora ditelo cosi' sto zitto

Aulevan, ne abbiamo parlato a fondo nei 358 commenti precedenti Comunque il cioccolato fondente di qualità di solito non ha altro se non cacao, burro di cacao e zucchero, e nessuno si sogna di mettere su "vegan". Questa è chiaramente una operazione di marketing per vendere a caro prezzo un cioccolato di bassa qualità, e la cosa ridicola poi è che nell'etichetta dice che "potrebbe contenere tracce di latte"

ma io sono perfettamente d'accordo con te non fa' una piega ma quello che voglio dire e' che loro sono legittimati dal fatto che con questa legge nel cioccolato fondente può' esserci il burro vaccino oltre che a grassi vegetali anzi pochi sanno della presenza del burro vaccino nel cioccolato . comunque sta di fatto che se era come prima che nel cioccolato fondente non si poteva mettere altro non avrebbe avuto senso ...ora mi ripeto sono legittimati

Prof, segnalo refuso in uno dei primi paragrafi: conVezione invece di conFezione.

Vorrei chiedere, inoltre, ai "pro-veg" se si può (e in base a quali criteri) affermare che una mela è "veg", vista la strage di afidi e altri insetti, nonchè la schiavizzazione di impollinatori e altri insetti e nematodi utili ...

In effetti l'unico motivo per cui e' nata l'esigenza di avere cioccolato vegan e' proprio quella dicitura alla fine della lista degli ingredienti, presente nella gran parte dei cioccolati fondenti (anche il famoso superfondente Lindt): "può contenere frutta a guscio, latte, soia e semi di sesamo". Vari miei amici vegani cercano cioccolato fondente vegan proprio per questo motivo. Molti cioccolati, infatti, non indicano solo la potenziale presenza di "tracce", ma proprio di latte.

Non è così semplice e lineare. Tanto per fare un esempio, nel cioccolato fondente perugina al pistacchio c'è burro anidro, che è ovviamente un prodotto di origine animale. Purtroppo non è tutto così scontato come si afferma nell'articolo, anzi ci sono decine di prodotti che nulla hanno a che fare col latte,che ne sono addizionati senza una buona ragione! Problema non solo per i vegani ma anche per tutti coloro che sono allergici o intolleranti

Perché dici questo, non fai altro che confermare quanto scrive Dario L’articolo verte sulla molto discutibile furbata delle aziende nel definire il cioccolato fondente vegano aumentandone così il prezzo di vendita, sanno che ci saranno sempre degli allocchi deficenti di discernimento che lo acquisteranno attratti dalla scritta, assieme a tutti gli altri che acquistano prodotti biologici pensando che bio sia naturale Cosa che non è sicuramente la cioccolata con pistacchi che con rara maestria fumosa perugina definisce come tavoletta di cacao nero

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