Da Trento alla rotta balcanica, il viaggio di Luca per portare un sorriso tra i giovani migranti fra bolle di sapone e musica: ''L'Europa? Non capisce quello che sta accadendo'' - il Dolomiti

2021-12-30 16:34:48 By : Mr. Jack P

Un viaggio sulla rotta balcanica, è l'esperienza vissuta dal Luca Pisetta assieme all'amica Anna  nei paesi di confine Velika kladusa e Bihac dove la rotta dei migranti si blocca. Una settimana per condividere situazioni di vita e per regalare un momento di gioia, ai bambini e ai ragazzi vittime purtroppo di un destino di cui non hanno colpa

TRENTO. Lo chiamano “Game”, è il "gioco", la partita che le persone fanno per cercare di oltrepassare il confine. Serve l'istinto di sopravvivenza, la forza di guardare avanti, la voglia di oltrepassare quella linea che certe volte diventa insormontabile. Per alcuni sono solo numeri, elementi da respingere, immigrati da tenere fuori, lontano. Ma sono persone, come noi. Mamme, papà, nonni, zii, bambini, ragazzi di appena 20 anni, cresciuti in fretta nel freddo e nella terra della rotta dei Balcani. Sono loro che Luca Pisetta, un 29enne trentino, assieme all'amica Anna, ha conosciuto e incontrato in un viaggio straordinario in questa parte del mondo che in tanti non conoscono e altri vogliono ignorare. 

La voglia di conoscere, imparare, guardare con i propri occhi e toccare con le proprie mani di Luca è straordinaria. Lo ha fatto in passato e ha voluto farlo anche questa volta cercando di portare un sorriso, un momento di gioia, ai bambini e ai ragazzi vittime purtroppo di un destino di cui non hanno colpa. 

Alla fine di novembre ha quindi deciso di intraprendere un viaggio lungo la rotta Balcanica. “Tutto è iniziato con un documentario che ho visto sulla guerra in Bosnia. Da qui un primo viaggio per capire la guerra degli anni '90 e poi la voglia di approfondire e capire.  Ho voluto vedere con i miei occhi quello che è questa rotta, cosa sta accadendo laggiù, come le persone la vivono e capire, insomma, questo angolo di mondo che sembra dimenticato di Dio”. 

I luoghi sono Velika kladusa e Bihac, piccolo paesi. “Qui è dove la rotta balcanica si schianta” ci racconta il 29enne trentino. “Sono i territori  - spiega - dove le persone cercano il modo per oltrepassare il confine e arrivare in Europa. Lo cercano di fare attraverso i boschi, dentro o sotto i camion, sui pullman nascosti, con i trafficati”. Viaggi che durano, quando sono a piedi, anche 15 e 20 giorni, tutti fatti con lo stesso paio di scarpe già logorate prima della partenza. 

Ed è stato proprio lungo queste strade che Luca Pisetta ha incontrato i migranti. Farlo non è difficile. “Li ho incontri per strada e in alcuni casi attraverso dei contatti avuti grazie a Anna, la mia compagna di viaggio, ci siamo trovati per bere qualcosa assieme. Una di queste persone che ci aveva dato appuntamento in un locale poi non volevano farla entrare perché migrante”. Un problema che lo stesso Luca ha vissuto. “Anche io sono stato scambiato per un migrante della rotta balcanica, ho dovuto mostrare il passaporto, dire che ero italiano”. 

Persone che raccontano la propria storia, i propri sogni, i propri tentativi spesso ripetuti decine e decine di volte di oltrepassare il confine. Luca ha raccolto racconti e disperazione ma anche quella forza speciale che consente a queste persone di andare avanti. L'ha sentita quando si è seduto per terra con loro a sorseggiare un tea, oppure a mangiare un piatto di riso e patate,  un piatto di frutta secca preparato apposta per lui da alcuni giovani che vivono in una casa abbandonata. “In tanti trovano riparo in edifici abbandonati e spesso mezzi distrutti dalla guerra. Qui vivono, dormono e pensano in che modo affrontare il confine”. 

E tra di loro ci sono tanti giovani  in viaggio da soli, molti bambini  che spesso è  difficile distinguerli perché si confondono tra gli adulti. Ad alcuni di loro Luca, che nella vita fa l'animatore, è riuscito a portare qualche sorriso, qualche momento di gioia e gioco.  Lo ha fatto con due di loro realizzando delle bolle e con i più grandicelli, parlandoci, ascoltandoli e facendogli coraggio. Momenti di gioco che hanno fermato il tempo e allontanato, almeno per un po', la paura delle aggressioni e delle deportazioni ad opera delle milizie private e dei fantomatici poliziotti. Gioco ma anche musica che ha permesso in molti casi di aprire un dialogo, umanizzando una situazione fin troppo tremenda.

Luca e Anna, infatti, nel loro viaggio hanno portato una chitarra e uno strano strumento, chiamato didgeridoo. La musica è sempre un mezzo straordinario per comunicare e connettersi.

“Ho incontrato le loro famiglie – ci racconta – e in un caso ho conosciuto una bimba di soli 6 anni che da tempo cerca assieme alla mamma di raggiungere il papà in Germania. Lei suo padre non l'ha mia visto, non l'ha mia conosciuto. Eppure era lì con me che giocava con le bolle. I bambini hanno una positività straordinaria che tutti noi dovremmo cercare di proteggere perché è la cosa più importante di questa vita”.

Incontri importanti che hanno lasciato un segno profondo in Luca che ora,  da poco tornato a Trento, si dice già pronto di riprendere il suo viaggio in una rotta fatta di migliaia di afghani e pachistani in cerca di una vita diversa. “L'Europa? E' troppo distante. E questo purtroppo non permette di capire veramente quello che sta accadendo in questi luoghi”.